La Bibbia

Sapienza 12

Sapienza

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Capitolo 13

1


 

  Simone seppe che Trifone stava radunando un numeroso esercito per venire in Giudea a schiacciarla;  

 

 

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  vide che il popolo era tremante e impaurito, andò a Gerusalemme e radunò il popolo;  

 

 

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  li confortò e disse loro: «Voi sapete bene quanto io e i miei fratelli e la casa di mio padre abbiamo fatto per le leggi e per il santuario e le guerre e le difficoltà che abbiamo sostenute.  

 

 

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  Per questa causa sono morti i miei fratelli, tutti per la causa di Israele, e sono restato io solo.  

 

 

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  Ebbene, mai risparmierò la vita di fronte a qualunque tribolazione: perché io non sono più importante dei miei fratelli.  

 

 

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  Anzi io difenderò il mio popolo e il santuario e le vostre mogli e i figli vostri, poiché si sono radunati tutti i pagani per sterminarci, spinti dall'odio».  

 

 

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  Lo spirito del popolo si infiammò all'udire queste parole;  

 

 

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  perciò risposero gridando a gran voce: «Tu sei il nostro condottiero al posto di Giuda e di Giònata tuo fratello;  

 

 

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  combatti la nostra guerra e quanto ci comanderai noi faremo».  

 

 

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  Egli allora radunò tutti gli uomini atti alle armi e accelerò il completamento delle mura di Gerusalemme e le fortificò tutt'attorno.  

 

 

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  Poi inviò Giònata figlio di Assalonne con un forte esercito a Giaffa; egli ne scacciò gli occupanti e rimase là sul posto.  

 

 

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12


 

  Intanto Trifone si mosse da Tolemàide con ingenti forze per venire in Giudea e aveva con sé Giònata come prigioniero.  

 

 

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13


 

  Simone a sua volta si accampò in Adida di fronte alla pianura.  

 

 

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  Trifone venne a sapere che Simone era succeduto a Giònata suo fratello e che si accingeva a muovergli guerra, perciò mandò messaggeri a proporgli:  

 

 

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  «Giònata tuo fratello lo tratteniamo a causa del denaro che doveva all'erario del re per gli affari che amministrava.  

 

 

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  Ora, mandaci cento talenti d'argento e due dei suoi figli in ostaggio, perché una volta liberato non si allontani per ribellarsi a noi. Con questo lo rimetteremo in libertà».  

 

 

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  Simone si rese conto che gli parlavano con inganno, ma mandò ugualmente a prendere l'argento e i figli, per non attirarsi forte inimicizia da parte del popolo,  

 

 

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  che poteva commentare: «E' perito perché non gli hai mandato l'argento né i figli».  

 

 

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  Perciò gli mandò i cento talenti e i figli; ma quegli non mantenne la parola e non liberò Giònata.  

 

 

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  Fatto questo, Trifone si mosse per entrare nel paese e devastarlo, girando per la via che conduce ad Adòra. Ma Simone con le sue truppe ne seguiva le mosse puntando su tutti i luoghi dove quegli si dirigeva.  

 

 

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21


 

  Quelli dell'Acra intanto inviarono messaggeri a Trifone sollecitandolo a venire da loro attraverso il deserto e a inviare loro vettovaglie.  

 

 

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22


 

  Trifone allestì tutta la sua cavalleria per andare, ma in quella notte cadde neve abbondantissima, e così a causa della neve non potè andare. Perciò si mosse e andò in Gàlaad.  

 

 

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  Quando fu vicino a Bascama, uccise Giònata e lo seppellì sul posto.  

 

 

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  Poi tornò e partì per la sua regione.  

 

 

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  Simone mandò a prendere le ossa di Giònata suo fratello e lo seppellì in Modin, città dei suoi padri.  

 

 

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  Tutto Israele lo pianse con un grande lamento e fece lutto su di lui per molti giorni.  

 

 

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27


 

  Simone sopraelevò il sepolcro del padre e dei fratelli e lo pose bene in vista con pietre levigate, dietro e davanti.  

 

 

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28


 

  Poi dispose sette piramidi, l'una di fronte all'altra, per il padre, per la madre e per i quattro fratelli.  

 

 

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  Le completò con una struttura architettonica, ponendovi attorno grandi colonne; pose sulle colonne trofei di armi a perenne memoria e presso i trofei navi scolpite che si potessero osservare da quanti erano in navigazione sul mare.  

 

 

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30


 

  Tale è il mausoleo che eresse in Modin e che esiste ancora.  

 

 

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31


 

  Trifone agiva con perfidia verso Antioco, il re ancora giovinetto, finché lo uccise  

 

 

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  e si fece re al suo posto, si mise in capo la corona dell'Asia e procurò grandi rovine al paese.  

 

 

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33


 

  Simone intanto completò le fortezze della Giudea, le cinse di torri elevate e di mura solide con portoni e sbarre e rifornì le fortezze di viveri.  

 

 

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34


 

  Poi Simone scelse uomini adatti e li inviò al re Demetrio per ottenere esoneri al paese; perché tutti gli atti di Trifone erano state rapine.  

 

 

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35


 

  Il re Demetrio lo assicurò in questo senso, poi gli rispose per iscritto inviandogli la seguente lettera:  

 

 

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  «Il re Demetrio a Simone sommo sacerdote e amico del re, agli anziani e al popolo dei Giudei salute.  

 

 

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37


 

  Abbiamo ricevuto la corona d'oro e la palma che ci avete inviata e siamo pronti a concludere con voi una pace solenne e a scrivere ai sovrintendenti agli affari di concedervi le esenzioni;  

 

 

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38


 

  quanto stabilimmo con voi resta stabilito e le fortezze che avete costruite restino di vostra proprietà.  

 

 

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39


 

  Vi condoniamo le mancanze e le colpe fino ad oggi e la corona che ci dovete; se altro si riscuoteva in Gerusalemme, non sia più riscosso.  

 

 

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40


 

  Se alcuni di voi sono atti ad essere iscritti al seguito della nostra persona, siano iscritti e regni la pace tra di noi».  

 

 

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41


 

  Nell'anno centosettanta fu tolto il giogo dei pagani da Israele  

 

 

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42


 

  e il popolo cominciò a scrivere negli atti pubblici e nei contratti: «Anno primo di Simone il grande, sommo sacerdote, stratega e capo dei Giudei».  

 

 

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43


 

  In quel tempo Simone pose il campo contro Ghezer, la circondò di accampamenti, fece allestire una torre mobile, la spinse contro la città e abbattè una torre impadronendosene.  

 

 

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44


 

  I soldati della torre mobile si lanciarono nella città e si produsse in città un grande trambusto.  

 

 

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45


 

  I cittadini salirono sulle mura insieme con le mogli e i bambini, con le vesti stracciate, e supplicarono a gran voce per indurre Simone a dar loro la destra  

 

 

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  e dissero: «Non trattarci secondo le nostre iniquità, ma secondo la tua clemenza».  

 

 

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47


 

  Simone venne a patti con loro e non combattè oltre contro di loro; ma li scacciò dalla città, purificò le case nelle quali c'erano idoli, e così entrò in città con canti di lode e di ringraziamento.  

 

 

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48


 

  Egli eliminò da essa ogni contaminazione e vi stabilì uomini che fossero osservanti della legge; poi la fortificò e costruì in essa la propria dimora.  

 

 

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49


 

  Ora quelli dell'Acra in Gerusalemme, messi nell'impossibilità di uscire e venire nel paese a comprare e vendere, erano terribilmente affamati e buon numero di essi moriva di fame.  

 

 

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50


 

  Allora fecero giungere il loro grido a Simone, perché desse loro la destra, e Simone la diede; così li sloggiò di là e purificò l'Acra da tutte le contaminazioni.  

 

 

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51


 

  Fecero ingresso in quel luogo il ventitrè del secondo mese dell'anno centosettantuno, con canti di lode e con palme, con suoni di cetre, cembali e arpe e con inni e canti, perché era stato eliminato un grande nemico da Israele.  

 

 

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52


 

  Simone stabilì di celebrare ogni anno questo giorno di festa. Intanto completò la fortificazione del monte del tempio lungo l'Acra; qui abitò con i suoi.  

 

 

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53


 

  Vedendo poi che suo figlio Giovanni era ormai uomo, Simone lo fece capo di tutte le milizie e questi pose la sua residenza in Ghezer.  

 

 

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Sapienza 14

 

 

 

 

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